STORIA DEL MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA
… Per non dimenticare…
OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog

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Venne pubblicata a puntate sulla fanzine "Stile Appiani" nel 2004, ora io la pubblico, sperando di fare cosa gradita, a puntate OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog, www.magicfans.it

PRESENTAZIONE
Quando parliamo di "Ultras" in Italia, parliamo di qualcosa che, piaccia o meno è finito. Oggi, possiamo definire i ragazzi che frequentano le curve come "tifosi di curva", o "curvaioli"; comprendendo in questo insieme tifosi e casinisti, vecchio stile e "casuals". Chiunque a vario titolo frequenti la curva. Ma parlare di ultras ormai è anacronistico; e questo da molto prima di Raciti, da quando le curve ed i gruppi hanno cominciato ad autodistruggersi per lotte di potere interne, per politica, per interessi privati.

MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA – ANNI ’90
SCIOGLIMENTI, DEFEZIONI E CANI SCIOLTI

 

 

Ad inizio anni novanta i gruppi ultras sono una realtà consolidata, riescono ad influenzare le scelte societarie, preparano spettacolari coreografie e rendono uniche le atmosfere allo stadio con cori ossessivi, ripresi con stupore dalle televisioni nazionali, portando addirittura alla ribalta alcuni capi ultras che diventano volti noti alle masse.
Ma nel corso degli anni novanta ci troviamo di fronte ad una forte crisi del movimento ultras, che è sia una crisi generazionale, quanto di vera e propria sopravvivenza in un sistema che impone un cambiamento radicale e che rischia di trasformare la vita di curva in una moda più che in uno stile di vita. I forti ostacoli tra i vari gruppi, legati a stretti concetti campanilistici e politici, ne impediscono una fattiva collaborazione.
L’ultimo decennio del secolo si apre con un evento inaspettato: nel 1991, dopo 20 anni di onorata presenza al fianco della squadra scaligera, le Brigate Gialloblu del Verona, uno dei gruppi storici del mondo ultrà, temuti e rispettati da tutti per lo stile originale e innovativo, si pronunciano per l’autoscioglimento.
La decisione viene presa in seguito ai fatti accaduti dopo un Milan – Verona di campionato, quando dodici ultras scaligeri vennero arrestati e le Brigate bandite come fuorilegge. La domenica successiva, la curva sud del “Bentegodi” rimane vuota con un unico, emblematico striscione “Non dodici, ma 5000 colpevoli”.
La morte di un gruppo-guida come le BG segna una svolta nel panorama del tifo organizzato italiano. Viene a mancare un punto di riferimento, esponente genuino della vecchia mentalità, messa ora in pericolo dalle nuove generazioni che vivono la curva come una moda, e anche il famoso CUCS di Roma raggiunse l’annunciato fallimento, ritrovatosi negli ultimi anni novanta a governare una curva spenta e depressa.
Proprio per questo motivo, poco tempo dopo, un altro gruppo storico decide di abbandonare la scena: si tratta della “FOSSA DEI GRIFONI” del Genoa, nata nel 1973. Come si apprende da un comunicato, gli ultras rossoblu non si rispecchiano più nelle nuove generazioni.
Il doppio scioglimento rappresenta un duro colpo per il movimento e apre la strada ad altre defezioni importanti, che si verificheranno alcuni anni dopo, come quelle dei due gruppi più importanti della curva Scirea: i DRUGHI e l’AREA BIANCONERA.
Il mondo degli ultrà cade in una profonda crisi d’identità, lasciando spazio all’inevitabile ritorno di frange giovanili violente e armate, i cosiddetti “cani sciolti”, difficilmente controllabili dalle forze dell’ordine, perché indipendenti e distaccati dagli ultrà organizzati.
Il 29 gennaio del 1995, Vincenzo Spagnolo, sostenitore genoano, viene accoltellato a morte fuori dallo stadio, prima di Genoa – Milan.
E’ il momento più nero nella storia del tifo. La domenica successiva, il campionato si ferma e gli ultras di tutta Italia ne approfittano per tenere un raduno nel quale mettere a punto le modalità dello scontro: le decisioni prese stanno tutte nello slogan coniato dai tifosi atalantini “Basta lame, basta infami”. Purtroppo, però, raramente verrà seguita questa linea.

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