STORIA DEL MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA
… Per non dimenticare…
OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog

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Venne pubblicata a puntate sulla fanzine "Stile Appiani" nel 2004, ora io la pubblico, sperando di fare cosa gradita, a puntate OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog, www.magicfans.it

PRESENTAZIONE
Quando parliamo di "Ultras" in Italia, parliamo di qualcosa che, piaccia o meno è finito. Oggi, possiamo definire i ragazzi che frequentano le curve come "tifosi di curva", o "curvaioli"; comprendendo in questo insieme tifosi e casinisti, vecchio stile e "casuals". Chiunque a vario titolo frequenti la curva. Ma parlare di ultras ormai è anacronistico; e questo da molto prima di Raciti, da quando le curve ed i gruppi hanno cominciato ad autodistruggersi per lotte di potere interne, per politica, per interessi privati.

MOVIMENTO ULTRAS ITALIANO –LA POLITICA IN CURVA - ANNI “70

Chi ha vissuto gli anni ’70 sicuramente non ha dimenticato lo stato di tensione che attanagliava ogni singola giornata. La politica era un vero e proprio collante, un ideale che portava allo scontro ed al compimento di vere e proprie stragi ed attentati, e per le strade, nelle università, sul lavoro i contrasti di natura politica finivano spesso male.
In questo contesto nacquero gli ultras, e non è da escludere che a qualche Ministro ed a qualche Questore la cosa non abbia fatto piacere: certo, era molto più facile incanalare il disagio sociale dentro la curva di uno stadio e lasciare che trovasse sfogo nel contesto calcistico, piuttosto che lasciarlo libero per le strade con conseguenze facilmente immaginabili, come è chiaro che i primi gruppi ultras avessero una forte connotazione, ma che tendevano a separare da ciò che era la fede calcistica.
La politica, parte integrante di tutta la cultura giovanile di quegli anni, entra brutalmente anche negli stadi.
Potremmo dire che il movimento ultras è nato con la politica, ma forse quest’affermazione non è del tutto esatta: si tratta in realtà di una nuova forma di aggregazione che parte da fuori lo stadio; dalla piazza o dalla sede di partito, ma anche dai quartieri più degradati e dalle periferie dove in quegli anni si respira un forte senso di rivincita e di riscatto sociale.
I nuovi giovani tifosi cercano nella fede per la squadra una forma di lotta, portando in pratica all’interno delle gradinate quella che era la vita di tutti i giorni. Cominciano ad intravedersi i primi rudimentali striscioni, molto spesso in stoffa con le lettere squadrate e cucite, e come simboli, teschi, spade, aquile, stelle a cinque punte:insomma, la rappresentazione di quello che era l’immaginario collettivo dei tempi in corso.
Fanno la comparsa anche i primi fumogeni (che in quel periodo venivano rubati dai magazzini delle stazioni ferroviarie o direttamente nei treni, prima che “qualcuno” decidesse di metterle sotto chiave); ma soprattutto i primi scontri fra tifoserie, come quelli che nel 1977-78 vedono contrapposti bergamaschi e granata al termine di Atalanta-Torino; o nello stesso anno veronesi e bolognesi.
Chiaramente la presenza di polizia negli stadi è ancora un’utopia, e dunque entra un po’ di tutto negli stadi. Gli scontri non dipendono più solamente dall’andamento della partita (come accadeva in passato); ma da vere e proprie rivalità fra bande di tifosi, molto spesso in base all’orientamento político!

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