STORIA DEL MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA
… Per non dimenticare…
OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog

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Venne pubblicata a puntate sulla fanzine "Stile Appiani" nel 2004, ora io la pubblico, sperando di fare cosa gradita, a puntate OGNI DOMENICA su questa pagina FB e sul sito/blog, www.magicfans.it

PRESENTAZIONE
Quando parliamo di "Ultras" in Italia, parliamo di qualcosa che, piaccia o meno è finito. Oggi, possiamo definire i ragazzi che frequentano le curve come "tifosi di curva", o "curvaioli"; comprendendo in questo insieme tifosi e casinisti, vecchio stile e "casuals". Chiunque a vario titolo frequenti la curva. Ma parlare di ultras ormai è anacronistico; e questo da molto prima di Raciti, da quando le curve ed i gruppi hanno cominciato ad autodistruggersi per lotte di potere interne, per politica, per interessi privati.

MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA – ANNI ’80
L'HEYSEL e LA CELERE

 

Nel maggio 1985 Juventus e Liverpool si contendono la Coppa dei Campioni nella finale di Bruxelles.
E’ un periodo in cui gli hooligans inglesi fanno molto parlare di se, e l’Uefa ha la bella idea di scegliere come sede della finale lo stadio “Heysel”, che tutto è tranne un’impianto in cui siano anche lontanamente rispettate le più elementari norme di sicurezza.
Anche l’organizzazione ci mette del suo: per la finale verrano inviati 17.000 biglietti in Italia più altrettanti in Inghilterra. Gli altri verranno venduti sul luogo e molti ad immigrati italiani o tifosi bianconeri, fra cui anche quelli di un settore dello stadio, lo “Z-side”, fatiscente e confinante con la curva assegnata ai “Reds”. Morale della favola: gli inglesi alticci cominceranno il solito lancio di oggetti verso il “Z-Side”, per poi tentare una carica che porterà al cedimento di un cancello con conseguente schiacciamento di decine di persone.
Molti altri moriranno poi nella calca provocata dal panico della folla. Sarà un’autentica strage: ben 39 morti, uno dei disastri calcistici più grandi del calcio europeo. Per ore l’Heysel sarà terra di nessuno, in cui la polizia non ha più il controllo della situazione ed in cui gli ultras bianconeri tenteranno di farsi giustizia sommaria. Poi la grande pagliacciata: si gioca per “motivi di ordine pubblico” (forse sarebbe stato più onesto dire “per esigenze televisive”)!
Così, mentre la Juve si porterà a casa la sua prima Coppa dei Campioni e l’Inghilterra verrà esclusa per cinque anni dalle competizioni europee per club, i governi di tutta Europa cominciano a studiare nuove norme repressive per arginare il fenomeno del “tifo violento”: chiaramente ci vorrà il suo tempo per accertare le responsabilità di chi a Bruxelles era preposto all’organizzazione dell’ordine pubblico, ed i responsabili non pagheranno fino in fondo (senza nulla togliere alle responsabilità dei tifosi, che comunque furono i primi colpevoli della tragedia)!
In Italia il “Reparto Celere” della polizia, che fino ad allora veniva utilizzato solo nelle manifestazioni di piazza, viene messo a svolgere servizio negli stadi, e vengono imposte le scorte per tutte le tifoserie in trasferta.
È un cambiamento non di poco conto, ma gli effetti si vedranno solo negli anni a seguire: come già detto in quel periodo il movimento ultras italiano attraversa la sua fase di maggior splendore, le curve sono piene ed infuocate come mai più saranno, molti giovani e giovanissimi vengono dalla strada ed hanno palle a sufficienza per confrontarsi (alcuni hanno anche molto poco da perdere, va detto!) e la polizia comunque non è ancora sufficientemente organizzata.
Molto spesso basta prendere il treno prima dell’orario previsto, o spostarsi nella stazione vicina per evitare la scorta e regalarsi così una giornata di puro divertimento. Inoltre c’è un altro fattore da tenere presente: in quel periodo non esiste fra le tifoserie italiane la mentalità dello “scontro con le forze dell’ordine”.
La polizia è più che altro un “elemento di disturbo”, e gli scontri (con le dovute eccezioni) sono fra opposte tifoserie, anzi molto spesso la pula arriva a giochi già fatti e tutto questo porta chiaramente ad una visione ed un concetto di “mentalità ultras” molto diverso da quello di oggi: il primo nemico è il tifoso avversario, il concetto di solidarietà fra ultras è praticamente inesistente (anzi, in quel periodo in caso di “carica” dei P.S. verso gli ultras nemici si usava aizzarli con cori tipo “UC-CI-DE-TE-LI!”, oggi non si usa più anzi si canta contro le forze dell’ordine, ed in fondo è giusto così visto che gli anni sono troppo diversi e la repressione l’hanno provata tutti sulla propria pelle).
Anche per gli scontri le cose sono molto diverse: unica regola, OMERTA’ ASSOLUTA! Chi per pararsi il culo accusa i suoi amici in Questura è un infame, per il resto tutto (o quasi) è lecito, tanto che nelle curve a partire dalla seconda metà degli anni ’80 comincerà ad esserci una paurosa diffusione delle armi da taglio, una pessima abitudine che una volta sfuggita di mano creerà non pochi problemi al movimento stesso.
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COREOGRAFIE E SCISSIONI